domenica 1 maggio 2016

Come Gianburrasca - parte prima -

01 maggio 2016 -                      PROLOGO:

Ho scritto queste mie riflessioni già da qualche tempo,  ma solo ora mi sento pronta per condiverle.

Pagina bianca, panico, e adesso cosa scrivo. All'improvviso mi viene alla mente un libro che ho letto da bambina "Il giornalino di Gianburrasca". Giovannino riceve in regalo un diario, è preso da un senso di disorientamento quando si trova davanti la  pagina bianca. Ebbene, come Giovannino Stoppani comincerò col descrivermi: sono una "giovane" signora che sta raggiungendo l'autunno della vita; che ha amato, lavorato........vissuto come milioni di altre persone sulla terra, soprattutto per gli altri. La famiglia, il lavoro, gli amici. E adesso? Adesso ho deciso di fare ciò che amo di più. Ma quali sono le cose che amo? Tante!! Amo leggere, ho la casa piena di libri che spaziano dai romanzi ai thriller passando attraverso manuali di bricolage (tanti) piuttosto che trattati di psicologia; amo cucire: quando avevo i figli piccoli confezionavo per loro graziosi abitini, abbellivo le loro camere con tende, copriletti, cuscini, pouf e costruivo per loro bambole e trenini di pannolenci; amo il giardinaggio, un cespuglio di rose con il suo profumo e i suoi colori mi riempie il cuore di serenità e gratitudine, amo cucinare, sono brava (a detta degli altri) nella preparazione dei primi piatti; amo riciclare e anche trasformare l'uso degli oggetti. MI PIACE METTERMI IN GIOCO, avere sempre nuovi obbiettivi da raggiungere.
È come se le ore scorressero fra le dita, veloci, troppo veloci, vorrei rallentarle, vorrei che mi permettessero di fare tante cose, tutte quelle che mi sono prefissa; ma forse è solo un modo per illudersi di rallentare il tempo. Il tempo, le stagioni; mi ritengo fortunata, riesco ancora a stupirmi  di un giorno di primavera con l'aria appena appena tiepida, mi commuove il lento ondeggiare delle foglie gialle in una giornata autunnale, mi rinvigorisce e mi trasmettere voglia di vivere il sole che accarezza la pelle, e che dire delle cime innevate luccicanti quando il sole le sfiora mandando riflessi dorati che si inseguono sui crinali, ora in luce ora in ombra in una continua corsa immutevole. La natura, questa meravigliosa maestra di vita, così vilipesa, così ferita, eppure è sufficente immergersi in essa , sfiorare il tronco di un albero per assaporare la  vita che esso racchiude;  la sua rugosità,  i suoi anfratti , la sua forza, la sua maestà; eppure lo feriamo, lo sfregiamo anche solo per incidervi un cuore, dimenticandoci che per noi è vita!!!. Avete mai passeggiato in un bosco ascoltando, intendo dire ascoltando veramente, i suoni che esso produce? il chiacchericcio delle foglie secche (sembra di ascoltare una vecchia comare) il fruscio di quelle mosse dal vento, un cinguettio, ora vicino ora lontano, un ramo che si spezza  e non sempre perchè calpestato, il suono ritmato di un picchio; il bosco parla, il bosco è vivo!! verso l'imbrunire si quieta, tutti i rumori si affievoliscono, sono come ovattati, si prepara per la notte dove i consueti suoni vengono soppiantati da altri; gli animali notturni si svegliano e si preparano per la caccia.
Quando sola nel mio studiolo osservo un pezzo di legno raccolto nei miei vagabondaggi; lo rigiro, lo studio, lo accarezzo, cerco di carpirne i segreti più profondi e allora, solo allora capisco in quale oggetto si trasformerà, non sono io che decido, io sono solo l'artefice della sua trasformazione. Così da un semplice pezzo di legno nasce un mio, solo mio, piccolissimo capolavoro.
Mi piace ascoltare, e non solo le voci della natura, le voci degli uomini o per meglio dire le voci dell'umanità. La voce di un bambino, ora argentina ora petulante, ma sempre interrogativa piena di domande anche se inespresse, anzi più è silenziosa ( ed è qui che bisogna ascoltare con più attenzione) più chiede, esige delle risposte; la voce dell'uomo, talvolta piena d'amore, di promesse, di speranze a volte disattese, ma solo in apparenza; bisogna "ascoltare "anche gli sguardi, che dicono più di mille parole. Con questo non voglio dire che è sufficente saper ascoltare perchè tutto vada per il meglio, che i mali che affliggono questo pianeta si possano risolvere; certamente a volte se invece di ascoltare la propria voce si facesse più attenzione alle parole che giungono al nostro orecchio, il dialogo sarebbe più proficuo. Ascoltare e osservare ci arricchisce; quando leggo,  ascolto le parole che scorrono davanti ai miei occhi e osservo le immagini, le situazioni che l'autore mi propone; sono però immagini mie, prodotte dalla mia immaginazione che attinge alla mia fantasia, ma anche alla mia sensibilità. Avete mai letto un romanzo e poi successivamente visto il film tratto dallo stesso romanzo? Quasi sempre ciò che ci propone il regista non corrisponde a quello che la nostra mente ha prodotto, noi siamo i registi di quello che stiamo leggendo ed è stupendo entrare in contatto con i personaggi, fare parte della loro storia, emozionarci, arrabbiarci, spaventarci, piangere e ridere con loro; e alla fine, all'ultima pagina c'è quasi un senso di abbandono come se un amico, un caro amico ci lasciasse; ma no, non ci abbandona veramente, perchè è sempre lì sullo scaffale della libreria pronto a essere letto ancora e ancora, tutte le volte che sentiamo il bisogno di rincontrarlo. I libri, questi insostituibili amici, non ti tradiscono mai, come amici sinceri non ti giudicano, sono sempre presenti; in una giornata storta riescono a farti sorridere, se poni loro delle domande, da loro avrai le risposte.
Amicizia, a volte ci si riempie la bocca con questa parola, ma l'amicizia, la vera amicizia, è davvero così diffusa come sembra? Io non credo!! Certamente credo nell'amicizia, ma i veri amici sono davvero pochi; e chi ha la fortuna di avere un vero amico deve essere consapovole del fatto che è una persona privilegiata. L'amico non chiede, ascolta, ti osserva,  intuisce i tuoi bisogni, i tuoi dubbi, le tue preoccupazioni, le tue gioie, sa, perchè è in sintonia con te, cosa c'è nel tuo cuore, nella tua mente, e ti conduce verso quei lidi, fossero anche solo speranze, che già sono dentro di te. L'Amico vero ti ci conduce per mano senza nulla chiedere.
Un giorno qualcuno ha scritto: L'AMICO È UNO CHE SA TUTTO DI TE E TI VUOLE BENE LO STESSO. Quanta profondità in queste parole!!!.
L'amico, come ho detto, ti conosce nel profondo; un esempio illuminante l'ho vissuto oggi. All'inizio in questa esposizione di pensieri, mi sono definita un'anziana signora , questo termine non mi ha mai soddisfatto, non mi rappresenta e non perchè anagraficamente non lo sia, ma il mio io più profondo è ancora curioso, inizia ogni giorno con l'entusiasmo di un fanciullo, con voglia di fare, ancora di imparare, si pone mille domande e cerca le risposte, i mie interessi spaziano dalla letteratura alla politica, dalle arti alla scienza, la mia giornata non è mai noiosa o monotona, è viva e vitale; questo non è sinonimo di vecchiaia, di decadimento bensì di voglia di vivere quindi, giovinezza, anche se solo mentale. Recitava il poeta " giovinezza giovinezza che si fugge tuttavia chi vuol esser lieto sia del doman non v'è certezza". La giovinezza fisica decade, teniamoci ben stretta ed alimentiamo sempre fintantochè ci è possibile la giovinezza del cuore e della mente. Come ho detto il termine che in un primo momento ho utilizzato per definirmi non ritengo mi rappresenti, ed è così che oggi nel leggere queste mie riflessioni la mia perspicace Amica mi ha fatto notare che mai ha pensato a me come a una persona anziana, "questo vocabolo è quanto di più sbagliato ci può essere per rappresentarti". Da un lato la mia vanità è stata positivamente sollecitata, da un altro le sue parole mi hanno fatto riflettere e constatare che il vero amico ti conosce talmente bene che riesce ad anticipare i tuoi stessi pensieri.
La vecchiaia, questa terribile parola che ci riporta alla mente la fine inevitabile della nostra esistenza, che molti di noi vorrebbero esorcizzare, dimenticando che è ineluttabile, è solo una tappa della nostra vita e come tale va vissuta. Va vissuta come si segue il ritmo delle stagioni. Nella stagione estiva non ci viene in mente di addobbarci con cappotti, sciarpe e guanti, così come nella stagione invernale sarebbe quanto mai bizzarro utizzare sandali, calzoncini e canotte, così deve essere per le stagioni della vita. Eppure può capitare di incontrare persone un pò in là con gli anni vestiti come teen agers, e atteggiarsi a quei comportamenti tipici di quella età. Mi assale un senso di pena e mi domando dove è andata a finire la dignità. Con questo non voglio dire che a una certa età bisogna lasciarsi andare, anzi, ma ci deve essere un limite per avere sempre il RISPETTO di se stessi.
Il rispetto, nella nostra società, è diventato un vocabolo quanto mai obsoleto. Quante volte, ascoltando un qualsiasi dibattito in televione sia che tratti di temi di politica piuttosto che di attualità in genere o temi sportivi, assistiamo ad uno scontro verbale titanico dove ogni convenuto indifferente a quanti lo circondano persegue un suo personale ragionamento e a nulla valgono gli ammonimenti del conduttore che il più delle volte assomiglia a un domatore nella fossa dei leoni. Non me ne vogliano questi regali animali. A noi inermi spettatori non resta altro, per evitare lo scoramento, di spegnere.

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